16/11/14

CORSO RICONOSCERE IL GELATO ARTIGIANALE DI QUALITA'

Probabilmente Gelatosità è l'unica gelateria che ha istituito un corso con queste finalità. La prima edizione è stata tenuta nel 2013 per la clientela, oggi nel 2014 è stata aperto al pubblico. Il corso è totalmente gratuito e si tiene nel laboratorio di produzione artigianale di casa madre. La seconda edizione è stata affinata e corredata di ulteriori aspetti.

PREMESSAIl gelato, in particolare quello artigianale, è entrato prepotentemente nella dieta alimentare quotidiana delle famiglie italiane. Quasi tutti sanno riconoscere un buon piatto al ristorante, la carne buona dal macellaio, come il pesce fresco o della frutta al mercato, un buon caffè e così via. Il gelato invece è un alimento oscuro per molti e, tranne gli esperti, non si sa come riconoscerlo. Da qui è nata l'esigenza di fare informazione divertendosi.

NUMERIIl 16 ottobre 2014 si è tenuto il primo giorno del secondo corso. Le adesioni sono state circa 250. Ogni martedì (mattina e pomeriggio per due ore circa) si tengono i corsi e si proseguirà fino al 2015. Gelatosità Academy (divisione per la promozione della cultura sul gelato e del mangiare sano) manterrà aperto il corso sempre.

SVOLGIMENTONel Laboratorio corredati di camici, cappelli e una buona igienizzazione delle mani, i partecipanti, prima d'iniziare scrivono quali sono le caratteristiche per capire se un gelato artigianale è di qualità. Dopo ha luogo una prima un'ora di teoria con slide e domande dei corsisti, dove vengono spiegate le regole base che deve avere un gelato artigianale di qualità e come riconoscerlo prima con gli occhi e poi alla prova assaggio. La seconda ora è dedicata alla pratica, i partecipanti in gruppi creano un gelato alla frutta e uno alla crema giungendo alla mantecazione nonchè all'assaggio. Al termine dopo aver compilato un breve questionario, viene rilasciato attestato di partecipazione.


CONCLUSIONIAd oggi con poco meno di 100 partecipanti si evidenzia l'assoluta assenza di nozioni sull'argomento. Ma soprattutto idee confuse e non utili. Riservandoci di ripubblicare un prossimo articolo, il normale consumatore di gelati (non esperto della materia) non è in grado di riconoscere un gelato artigianale di qualità poichè non conosce quali sono gli elementi e aspetti che fanno capire quando ci si trova di fronte ad uno. 

PARTECIPANTITutti hanno manifestato entusiasmo e ringraziato lo staff, ma soprattutto hanno confermato, dopo il corso, l'assoluta non conoscenza delle regole fondamentali per riconoscere un buon gelato. Aggiungendo il desiderio di divulgare l'esperienza fatta, e incentivandoci a fare altri corsi.

CONSIDERAZIONICi preme evidenziare che la ricerca delle materie prime, la purezza del ciclo produttivo, i disciplinari, sono una parte del problema. La gelateria artigianale oggi è cambiata, molti maestri gelatieri "veri" risentono del caos del settore e non hanno le competenze, anzi le funzioni aziendali, per rispondere al mercato. Nel mondo della comunicazione vige una regola, "se uno non ti conosce, vuol dire che per lui non esisti". Fare il gelato più buono del mondo e non saperlo comunicare equivale a fare un gelato pessimo. Gli artigiani veri hanno un vantaggio. Un laboratorio attrezzato con pastorizzatore e mantecatore. Oggi, per il consumatore, la gelateria che non apre il proprio laboratorio ha qualcosa da nascondere. Noi abbiamo un laboratorio di circa 150mq ed aperto agli affiliati (che a loro volta hanno pastorizzatore e mantecatore) e a chiunque voglia apprendere. I prodotti hanno bisogno di essere raccontati, di avere una storia, fino a quando non si trasformano in gelato. 
Spesso ci capitano clienti nuovi che ci dicono "siamo andati in quella gelateria perchè era nella classifica su (...) ma il gelato era pessimo". Noi ci limitiamo a rispondere che l'autorefenzialità è talvolta un'arma a doppio taglio, un boomerang e che non esprimiamo giudizi su colleghi. Non è nella nostra filosofia. Pubblicità e comunicazione sono due cose diverse, l'artigiano gelatiere "vero" comunica, l'altro fa pubblicità. Comunicare costa meno della pubblicità. Ma soprattutto l'altro non può comunicare, non può fare "storytelling" non può raccontare una storia. La cosa più sconvolgente è che il maestro gelatiere "vero" non sa ancora tutto questo! Il consumatore non vuole la pubblicità, il click to action, la recensione, la classifica, ma far parte, essere coinvolto vedere, toccare, conoscere. Un suggerimento, permetteteglielo! La pubblicità si dimentica, la comunicazione no...